3 novembre 1867, 140° anniversario della vittoria pontificia a Mentana

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tonyan111
view post Posted on 24/10/2007, 21:44




da Periodico Due Sicilie:
…Abbiamo fatto la festa dell'Immacolata con più di 600 comunioni. Si confessarono quasi tutti. Il demonio, come Garibaldi a Mentana, ebbe in questi giorni dai nostri piccoli una campale sconfitta… (lettera del salesiano don Francesia del 9.12.1867, dalle Memorie Biografiche di Don Giovanni Bosco, vol. 8, cap. 84) 140° anniversario della vittoria pontificia a Mentana (3 novembre 1867) Quest’anno ricorre il 140° anniversario della vittoria dell’Esercito pontificio a Mentana (3 novembre 1867) contro le bande garibaldine, a conclusione delle battaglie iniziate alla fine del settembre 1867 nell’Agro Romano in difesa di Roma. Contro il silenzio della cultura ufficiale invitiamo le associazioni, i siti e i forum amici a ricordare l’anniversario, per rendere un doveroso omaggio a tutti gli ufficiali e ai soldati dell’Esercito Pontificio, 15.000 volontari giunti a Roma da ogni parte della Cattolicità fieri di combattere per il Papato. Roma, 4 novembre 2007: cerimonie per il 140° anniversario di Mentana - Alle ore 11 all’oratorio San Gregorio VII, in Via Pietro della Valle 13/b, (traversa di Via Crescenzio, zona Castel Sant’Angelo): S. Messa per i caduti papalini. - Alle ore 12,30 pranzo in un ristorante di Borgo Pio: la quota è di 20 euro, prenotazioni entro venerdì 2.11.2007 (tel. 0541.758961, oppure [email protected] ). - Alle ore 15 al cimitero del Verano: deposizione di una corona d’alloro al monumento fatto costruire da Pio IX in onore dei caduti pontifici, al Pincetto, e omaggio alla tomba del gen. Kanzler, sotto la Rupe Caraccciolo, comandante in campo delle truppe pontificie. Per informazioni: [email protected] Un libro sull’esercito del Papa-Re A cura del Centro Studi Giuseppe Federici, In nome del Papa-Re. L’esercito di Pio IX (1860-1870), Ed. Solfanelli, formato tascabile, pagg. 32, euro 4,00. Per richiedere il libro: - presso il C.S.G. Federici inviando otto francobolli da 0,60 euro in busta chiusa al seguente indirizzo: Centro studi Federici, via Sarzana 86, 47822 Santarcangelo (RN). - rivolgendosi all’editore: http://www.edizionisolfanelli.it/ Una scheda dello storico Piero Raggi sulla battaglia di Mentana … E veniamo alla battaglia di Mentana, che segnerà definitivamente la sconfitta delle compagini garibaldine. Garibaldi è in difficoltà, di scarsa entità le operazioni militari dei suoi luogotenenti Nicotera e Acerbi, l’auspicata insurrezione romana non avviene (dirà con rammarico il Bandi: “I romani non si mossero, sarebbero bastate poche schioppettate”) dispersa la colonna Cairoli, effimera la vittoria di Monterotondo. Gli uomini di Garibaldi non ricevono alcun aiuto dalla popolazione, il freddo e la pioggia rende ancor più difficile la vita dei volontari che, mancando di sussistenza, si danno al saccheggio e alle requisizioni, invano frenati dagli ufficiali e dallo stesso Garibaldi che deve intervenire con mano pesante. Il Papa non cessa di protestare presso il governo italiano che però, non solo non interviene, ma continua nella sua ben orchestrata farsa dando ogni assicurazione in proposito, mentre Napoleone, sollecitato dalla diplomazia europea e dai cattolici francesi, deve più volte far sentire la sua voce, minacciando un intervento armato. Inascoltato, darà ordine che una spedizione militare sia approntata con destinazione Civitavecchia; a questo punto Vittorio Emanuele, considerando che questa volta Napoleone dica sul serio, dovrà pronunciarsi condannando l’invasione garibaldina con un proclama (“L’Europa sa che la bandiera innalzata nelle terre vicino alle nostre sulla quale fu scritta la distruzione della suprema autorità spirituale del capo della religione cattolica non è la mia”), ne consegue grande scompiglio per l’ordine di scioglimento delle bande: i filo-monarchici si sentiranno sconfessati, i repubblicani accuseranno la monarchia di tradimento e di asservimento alla Francia. Mai sopite rivalità si accentueranno tra Garibaldi e Mazzini; anarchici e socialisti che portano a defezioni, insubordinazioni, liti che Fabrizi, Albano Morri e Mosto riescono con fatica a sedare mentre giunge notizia dello sbarco del contingente francese. Il campo garibaldino si trova in grande difficoltà (le diserzioni - sono parole di Lanza, e del Mombello ufficiali garibaldini - non accennano a finire) nel campo pontificio l’entusiasmo si accresce per i tanti successi riportati e per l’arruolamento di nuovi volontari. Fra gli italiani: Lancellotti, Patrizi, Aldobrandini, Borghese, Salviati ecc.; e per gli stranieri: de Christen, Urbano e Armando de Charette, Sint Sernin, ed un apporto cospicuo dei comitati di soccorso al papato, in particolare quello francese e belga, che elargiscono armi e danaro. La mattina del 3 novembre due colonne lasciano Roma: quella pontificia agli ordini del gen. de Courtin è composta di 2913 uomini, quella francese agli ordini del gen. Polhes di circa 2000 uomini; il comando è affidato al gen. Kanzler. Verso mezzogiorno si ha il primo scontro tra l’avanguardia pontificia e gli avamposti garibaldini. Comanda le forze garibaldine lo stesso Garibaldi coadiuvato dai nomi più prestigiosi: Valzania, Burlando, Fabrici, Missori, Canzio, Menotti. Il Kanzler ha con sé i generali de Courten e Zappi, i colonnelli Caino, Lepri, Allet, i tenenti colonnelli Carpegna, de Charette, gli ufficiali superiori Ungarelli, Rivalta. Violenta fu la lotta, serrate le cariche e i contrattacchi, alterne, almeno in un primo tempo le sorti della battaglia che però ben presto volgerà a favore dei pontifici. Vittoria dovuta essenzialmente alle armi pontificie col modesto aiuto dei francesi che intervengono a cose fatte; pretestuosa l’azione dei chasepots che non fecero meraviglia alcuna (ancora una volta sono due ufficiali garibaldini a smentire tale favola e ridimensionare l’efficacia dell’intervento francese sulle sorti della battaglia, ma, come sappiamo, si continua ancora a dire che Garibaldi fu sconfitto dai francesi, insistendo su un grossolano falso storico; era ed è ancora difficile accettare che Garibaldi che aveva sconfitto i francesi, borbonici e austriaci e quanti altri fosse proprio battuto da quei vili “mercenari” inetti al combattimento per i quali “sarebbero bastati solo i calci dei fucili”). Garibaldi fu lasciato fuggire, forse per intervento francese, e arrivato a Figline viene arrestato e condotto nel forte di Varignano, a La Spezia. I prigionieri vennero condotti nottetempo a Roma per sottrarli all’ostilità della popolazione, il gen. Kanzler e i reduci pontifici furono ricevuti dalle massime autorità pontificie a Porta Pia tra gli evviva e l’accoglienza trionfale della popolazione.
 
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